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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma

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Suter Nicoletta, Del Bene Marisa. Corpo, narrazione, cura: un tempo per apprendere ed un tempo per riflettere. Tutor 2018;18(3):158–159. 
Added by: Manuela Peluso (27/08/2023, 12:29)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Suter2018
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Categories: Etica, Metodologia della ricerca, Scienze della formazione
Subcategories: Apprendimento, Progetti di ricerca, Rapporto operatori sanitari-paziente
Creators: Del Bene, Suter
Publisher:
Collection: Tutor
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Abstract

(Trascritto dall’articolo).
Obiettivo. La relazione di cura è quotidianamente mediata dalla corporeità. L’operatore tocca il corpo del malato e nello stesso tempo viene toccato dal corpo dell’altro. Come è possibile curare il corpo altrui in assenza di consapevolezze circa la propria corporeità? Affrontare il tema della cura tenendo conto che l’esperienza della corporeità sana e malata entra profondamente nella biografia delle persone è un aspetto fondamentale nella formazione professionale. Il corpo vive nel tempo e nello spazio attraverso una narrazione biografica e i saperi devono oggi rivolgersi allo studio della cosiddetta “mente incarnata” (Bottaccioli 2017). Nel 2016-2017, presso un’azienda friulana, è stato realizzato un progetto di formazione, per approfondire la consapevolezza della propria e altrui corporeità, anche correlata all’esperienza della malattia/trauma; in seguito uno studio per valutare gli esiti del processo educativo.
Metodi. Il percorso formativo di 30 ore, 8 incontri (“Il corpo narra: cura di sé e cura dell’altro”) è stato realizzato con la formula della Formazione sul Campo, (l’apprendimento attraverso il corpo ha bisogno di un tempo “slow”), in una palestra attrezzata per le attività teorico-pratiche, coinvolgendo un gruppo multiprofessionale (20 partecipanti). Al percorso formativo è stato affiancato uno studio qualitativo condotto attraverso una indagine di efficacia percepita e una analisi tematica delle scritture prodotte ex-post dai partecipanti, stimolate da 11 domande che avevano lo scopo di “dare voce” alle esperienze, vissuti, valori, processi psico – sociali e relazionali degli operatori. Per aver una visione d’insieme e per meglio interpretare i dati, i ricercatori hanno anche riletto e analizzato i diari di bordo e le scritture effettuate durante le esercitazioni.
Risultati. I risultati dello studio, restituiti in una specifica giornata di formazione, hanno evidenziato:
Efficacia percepita. La formazione narrativo-esperenziale è stata considerata efficace/molto efficace sia per la metodologia didattica (close reading, scrittura riflessiva, esperienze corporee), sia per lo sviluppo di competenze (consapevolezza di sé, intelligenza emotiva e corporea); la formazione può contribuire a migliorare la relazione con pazienti, caregivers, colleghi, se stessi, quindi è possibile trasferire apprendimenti nella realtà lavorativa- Scritture ex-post. L’analisi tematica (Elo & Kyngäs 2008) e la conseguente mappatura dei temi e sotto- temi emersi (11 mappe), hanno evidenziato: significati attribuiti alla narrazione del corpo, apprendimenti, scoperte e cambiamenti avvenuti, riflessioni suscitate dall’esperienza sul ruolo della corporeità nella professione, sul valore del gruppo, sul rapporto tra scrittura e corpo, su ulteriori fabbisogni formativi.
Conclusioni. I dati raccolti, seppure inerenti a un piccolo campione, hanno permesso di comprendere come una formazione narrativo-esperienziale, condotta con una metodologia che integra esperienza corporea, scrittura e riflessione, possa impattare in termini di apprendimenti e cambiamenti nella vita personale e professionale dei partecipanti e sulla cura di sé. Gli esiti della ricerca spingono a reiterare questo tipo di formazione-ricerca anche in futuro e in altri gruppi professionali (è in corso un secondo progetto formativo). La formazione narrativa sulla corporeità e per la cura di sé può avere ricadute importanti sul benessere dei gruppi professionali, sia per facilitare il dialogo e il confronto che per promuovere la cosiddetta “mente collettiva” (Formenti 2008).

 


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