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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma

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Attardi Gaia, Del Giudice Maria Livia, Roca Miriam, Gallo Ciro. Dietro le quinte della “Strategia del Silenzio”: il teatro può favorire una relazione felice tra medico e paziente. Tutor 2018;18(3):126–127. 
Added by: Manuela Peluso (27/08/2023, 09:32)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Attardi2018
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Categories: Etica
Subcategories: Rapporto medico-paziente
Creators: Attardi, Del Giudice, Gallo, Roca
Publisher:
Collection: Tutor
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Abstract

(Trascritto dall’articolo).
Obiettivo. Il laboratorio di improvvisazione teatrale “La Strategia del Silenzio”, con gli studenti di Medicina, ha l’intento di indagare e migliorare la relazione medico-paziente, ponendosi come trait d’union tra lo studio teorico, che occupa gran parte della vita dello studente, e l’incontro con le persone, irrinunciabile per un medico.
Metodi. Il laboratorio, guidato da un docente di medicina e da un regista teatrale, era proposto come Attività Didattica Elettiva, di 60 ore per 3 crediti formativi, strutturata in tre moduli da ottobre a maggio, e rivolta a 20 studenti di medicina. Nel primo modulo abbiamo lavorato sul corpo, sulla voce, sullo spazio. Nel secondo, servendoci dell’improvvisazione, ci siamo concentrati su un testo letterario: dal pretesto narrativo creavamo delle narrazioni puntiformi, personali e autosufficienti. Non c'era un copione e non c'era la paura di sbagliare. Nel terzo modulo si preparava lo spettacolo finale, improvvisato, ma costruito sul lavoro svolto. Parallelamente abbiamo raccolto e scritto la storia di un malato reale. Durante il percorso, il gruppo dei partecipanti, fonte di confronto e di appoggio, si è coordinato tramite i social network.
Risultati. Per noi il laboratorio è stata l'occasione di un incontro con la comunicazione non verbale e con la ricerca dei tempi giusti per l’ascolto e per il racconto, facendo dell’improvvisazione uno strumento per la nostra professione. Abbiamo imparato a conoscere il nostro corpo e quello degli altri, ci siamo allenati ad agire in risposta scevri dai preconcetti, a prenderci la responsabilità delle nostre azioni, a collaborare per un obiettivo comune. Focus centrale è stata la riflessione sulla natura umana, cioè sul malato, mediante la rielaborazione del vissuto dei personaggi immaginari e dei malati reali. Non possiamo quantificare questi risultati, ma la passione messa nel progetto, la serata finale percepita come un forte momento di verifica e di consapevolezza, la pubblicazione di due volumi con le nostre storie di malati e il desiderio sorto in noi di ripetere l'esperienza, sono prove tangibili che qualcosa in noi è cambiato e cresciuto insieme al laboratorio. Infine, l’aspetto ludico del teatro ci ha ridato il piacere di apprendere.
Conclusioni. L’esperienza vissuta è stata totalizzante sia in termini di tempo che di investimento emotivo, e qualcuno non è riuscito a concluderla. Accanto al dispendio di energia, e al rammarico per alcune defezioni, sono nati in noi, tra sentimenti di amicizia reciproca e voglia di cooperare, le avvisaglie di un cambiamento interiore: la necessità del contatto con l’altro, senso che crediamo innato, ma che il teatro ci ha permesso di esaltare. Non siamo diventati attori, né studenti più diligenti. Abbiamo imparato ad alzare gli occhi dai manuali, ritrovando l’orizzonte al quale abbiamo guardato quando ci siamo iscritti all’università:
l’uomo, che non è solo carne, organi ed ossa, ma anche arte e qualcosa che non può essere spiegato, ma che solo con l arte, a volte, può essere capito.
Parole chiave. Rapporto medico-paziente, laboratorio teatrale, teatro di improvvisazione

 


  
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