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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Martino Maria Luisa. Riflettere sull’esperienza di tirocinio: un percorso narrativo di gruppo con studenti di Logopedia. Tutor 2018;18(3):113–114. 
Added by: Manuela Peluso (26/08/2023, 15:09)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Martino2018
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Categories: Gruppi occupazionali, Scienze della formazione
Subcategories: Formazione universitaria, Studenti
Creators: Martino
Publisher:
Collection: Tutor
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Abstract

(Trascritto dall’articolo).
L’ingresso e l’attraversamento del percorso di tirocinio, fortemente caratterizzante la formazione delle professioni sanitarie, spesso si configura come un momento di criticità ed empasse che rischia di paralizzare il processo di apprendimento evolutivo, ipostatizzando significati che orientano rigidamente il percorso formativo e il futuro professionale. I tempi contingentati della formazione, lauree triennali abilitanti e l’alta richiesta tecnico-performativa che collassa dinanzi alla gestione del paziente, rappresentano alcuni degli aspetti più critici che hanno mosso la domanda da parte del Cds in Logopedia, dell’AOU Federico II di Napoli, al Centro di Ateneo SInAPSi per l’erogazione di servizi personalizzati atti a supportare tali difficoltà. In risposta a tale richiesta è stato messo a punto un percorso narrativo di gruppo, condotto da una psicologa clinica, volto a promuovere un’integrazione degli aspetti tecnici acquisiti durante il tirocinio con le competenze trasversali legate alla gestione della relazione con i pazienti; trasformare gli eventi critici vissuti durante il tirocinio in risorse affinché possano essere messi al servizio della costruzione di una solida identità professionale. È stato messo a punto un percorso della durata di 4 incontri a cadenza settimanale per la durata di due ore ciascuno; ogni gruppo è stato composto da 15 studenti del II anno di studi. Il percorso si è avvalso di una metodologia riflessiva al fine di consentire un ritorno narrativo sull’esperienza attraverso focus-group, narrazione di eventi significativi/critici e simulazione di casi. I percorsi di gruppo hanno permesso la costruzione di una rappresentazione inedita dell’esperienza di tirocinio in grado di leggere le storie e gli eventi critici da molteplici punti di vista, ampliando la prospettiva interna e interpretativa delle stesse. Il dispositivo del gruppo e il racconto tra colleghi ha permesso loro di potersi “utilizzare” in modo innovativo non solo come “competitor” ma come “soggetti” in dialogo, in grado di ascoltarsi nelle differenze e potere fungere l’un per l’altro da supporto. I gruppi hanno avuto la possibilità di potere interrompere anche una sorta di eredità negativa, un vincolo, che si tramandava da un anno all’altro di studio che imponeva loro di dovere attraversare, da un punto di vista emotivo, la stessa frustrante esperienza di tirocinio. La possibilità di rompere una certa continuità, personalizzando scelte e strategie, è stata un’area che il gruppo è riuscito a legittimarsi, riconoscendo anche l’area protettiva/passiva legata al sostare dentro il mare dello stagno fondata su un’immagine interna dell’istituzione matrigna. La possibilità che vi possano essere gradienti attivi nel percorso formativo e nella loro relazione con l’università è stato uno dei passaggi più fondativi; contemplare la formazione come una relazione tra ruoli e il privilegio di essere ancora in un tempo in cui potere “sbagliare”. Il riconoscimento e la riflessione sul tempo e sul suo uso appaiono al termine degli incontri più possibile, non solo un tempo del fare e del fare già competente ma anche, così come nei gruppi, un tempo per pensare e per stare nelle cose, per ritornare sulle pratiche, per modificare e per costruire una competenza in rapporto con l’esperienza.

 


  
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