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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Frullini Annarita. Operatrici di accoglienza dei centri antiviolenza. Valutazione formativa come valutazione in itinere delle competenze di cura. Tutor 2018;18(3):63–64. 
Added by: Manuela Peluso (29/07/2023, 20:10)   Last edited by: Manuela Peluso (17/09/2023, 08:21)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Frullini2018
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Categories: Gruppi occupazionali, Metodologia della ricerca, Scienze della formazione
Subcategories: Formazione permanente, Personale amministrativo, Ricerca qualitativa
Creators: Frullini
Publisher:
Collection: Tutor
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Abstract

(Trascritto dall'articolo).
Titolo. Valutazione della formazione per le operatrici di accoglienza dei centri antiviolenza nell’arco 2004- 2018.
Obiettivo. Valutazione della formazione delle operatrici di accoglienza dei Centri Antiviolenza, fra offerta pubblica a privata. Analisi dei livelli di empatia nel lavoro delle operatrici di accoglienza di accoglienza - presa in carico.
Metodi. Esperienza qualitativa di operatrici di accoglienza con focus group e analisi della letteratura. L’operatrice d’accoglienza, senza specializzazione o con specializzazione e con formazione strutturata o non strutturata, è stata negli ultimi venti anni fulcro dei Centri Antiviolenza, nati dalle associazioni di donne e dal movimento femminista e riconosciuti da diversi DPCM per i piani antiviolenza. Spesso CA, pubblici che privati, a causa di finanziamento esigui e irregolari gestiti con un piano nazionale, riescono ad operare grazie alla presenza dei volontari. Nel 2001 vi era stato un tentativo di definire compiti e proposta formativa della figura di operatrice di accoglienza, tentativo mai realizzato. Si riteneva che non fosse sufficiente un titolo di studio per operare nei centri. Secondo lo standard nazionale dei centri italiani, la formazione minima indispensabile per operare in un centro antiviolenza consisteva in un corso di base e un congruo tirocinio perché l’operatrice, attribuita a ciascuna donna richiedente aiuto nel momento del primo contatto fino alla fine dell’eventuale iter giudiziario, diventa il riferimento per gli aiuti che necessitano nella costruzione dell’uscita della violenza subita e di un nuovo progetto di vita. Da qualche anno si sta cercando di strutturare normativamente la figura dei centri di accoglienza per garantire il salto generazionale che si sta per compiere all’interno dei C A. Si è pensato opportuna una valutazione degli esiti formativi, una necessità di aggiornamento e condivisioni dei saperi per le operatrici delle reti e le operatrice dei centri. L’offerta formativa degli ultimi anni è stata proposta da centri della rete D.i.Re, che raccoglie oltre 75 C A in Italia, da privati laureati, psicologhe formatrici e da istituzioni universitarie con anche corsi di alta formazione per la gestione dei casi di violenza di genere. Si è anche affrontato la possibile esistenza dei livelli di empatia in un lavoro di volontariato protratto negli anni.
Risultati. Sono stati evidenziati percorsi per garantire nella formazione l’interazione di percorsi istituzionali neutri e meno istituzionali di genere. Sono stati ipotizzati percorsi per evitare l’istituzionalizzazione dei centri antiviolenza.
Conclusioni. Dalla parziale prototipale valutazione del precedente percorso formativo e dall’analisi dell’offerta formativa presente è emersa la necessità di una contaminazione fra teoria e pratica.

 


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