Farro Giovanni, La Barbera Benedetta. Il dolore e la sofferenza. Tra fragilità del limite e forza della speranza (seconda parte). La rivista italiana di cure palliative 2022;24(4):208–212. Added by: Mario Valletta (18/06/2023, 15:18)
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Abstract
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(Trascritto dall'articolo). Il diritto a non soffrire e il dovere di garantire il sollievo dalla sofferenza nei pazienti a fine vita è garantito e normato da una serie di leggi che vanno dall’art.32 della Costituzione, ai Codici Deontologici fino ad arrivare alla più recente Legge 38 del 2010 in cui a tutti i cittadini viene riservato il diritto ad accedere alla terapia del dolore e alle cure palliative. Ecco, perciò, che si viene a creare una corrispondenza tra il professionista sanitario che deve adoperarsi per combattere il dolore e la sofferenza e il paziente che reclama il diritto a non soffrire, tutto ciò si palesa tramite la relazione di cura. Il legame tra “chi cura” ed il “curato” rappresenta una sorta di ponte che permette al paziente di continuare il percorso di vita tramite la relazione che permette al malato di combattere la solitudine e di continuare a sperare. Il tema della solitudine e della speranza rappresentano la forza più grande contro il dolore, la paura e l’abbandono durante la morte. La relazione di cura rappresenta, perciò, l’unica soluzione per affrontare la sofferenza e gestire l’esperienza del dolore. Quando si parla di relazione si parla di presenza nel tempo, di compagnia fedele, di affidamento e di dono reciproci. Nel concetto di cura rientrano anche dei problemi di natura etica del professionista sanitario legati al rispetto della deontologia e quelli della teleologia cercando alla fine di assurgere come valore assoluto l’uomo e la ricaduta delle scelte del professionista sulla dignità del paziente. La scelta del percorso migliore per chi soffre da parte del sanitario deve comunque essere condiviso col paziente attraverso la costruzione di un rapporto di reciproco fatto di centralità, di accompagnamento, di protezione del paziente. Tale percorso che il professionista dovrà essere in grado di sviluppare e variare a seconda delle situazioni e della tipologia del paziente attraverso lo sviluppo di competenze e quindi attraverso la formazione.
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