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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Russo M.T. Antropologia della cura: il silenzio come linguaggio. International nursing perspectives 2002;2(2):105–114. Added by: Teresa Compagnone (04/07/2007, 18:57) |
Resource type: Journal Article ID no. (ISBN etc.): 1592-6478 BibTeX citation key: Russo2002 View all bibliographic details |
Categories: Etica, Infermieristica clinica, Metodologia dell'assistenza infermieristica Subcategories: Comunicazione, Dolore, Dolore, Rapporto infermiere-paziente, Relazione di aiuto, Sintomi Keywords: , Dolore Creators: Russo Publisher: Collection: International nursing perspectives |
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Abstract |
(Trascritto dall’articolo). Introduzione. Attualmente si assegna un’estrema importanza alla capacità di dialogare; il silenzio, invece, è poco apprezzato ed è spesso interpretato come un rifiuto di condividere con altri il proprio mondo interiore. Il silenzio, invece, rappresenta l’orizzonte irrinunciabile senza il quale le parole non troverebbero spazio. Non solo non è assenza di comunicazione; ma è una forma di linguaggio, la condizione indispensabile perché ogni parlare abbia senso. Chi parla fa tacere gli altri, assicurandosi il loro ascolto attraverso il silenzio; chi tace sta prestando attenzione, facendo spazio dentro di sé alle parole dell’altro. Problema. Per chi svolge una professione in ambito sanitario, è importante comprendere che l’apprendistato della cura e quello, inseparabile da essa, della compassione, passa anche attraverso l’apprendistato del silenzio. Pur nella necessità di verbalizzare la propria partecipazione alla sofferenza altrui, si tratta di prendere atto in molte occasioni dell’”inadeguatezza del dire”, sapendo sostare in silenzio accanto a chi soffre e rinunciando al protagonismo del discorso risolutivo o semplicemente consolatorio. Conclusioni. se esiste la parola che cura, esiste anche il silenzio della cura, che rappresenta una condivisione autentica della sofferenza, un reale com-patire, che tuttavia sceglie l’eloquenza della presenza, del gesto e dell’attenzione, piuttosto che quella della parola. Imparare a tacere con intenzionalità è, allora, un compito importante per chi svolge la professione di nursing. L’arte di curare con i silenzi e con le parole, se da una parte presuppone il rispetto della distanza creata dal segreto dell’intimità del malato, dall’altra, comporta la ricerca di una prossimità resa possibile dalla compassione. Added by: Teresa Compagnone Last edited by: Teresa Compagnone |